L’artrosi, per diverse cause anche post-traumatiche, può colpire i giovani. Quando il dolore rende necessario sostituire l’articolazione malata, le nuove protesi “su misura” permettono di tornare a vivere attivamente e fare anche sport. Ne parla il dottor Nicola Santori, direttore di Anca Surgical Center.
L’artrosi è una malattia a forte impatto sulla qualità di vita. Nelle fasi avanzate, il dolore, continuo e persistente, impedisce di fare semplici movimenti quotidiani, come piegarsi, allacciarsi le scarpe, guidare, camminare. «Nei giovani – spiega il dottor Nicola Santori, direttore di Anca Surgical Center – l’artrosi è spesso associata ad eventi traumatici anche di tipo sportivo, fratture o interventi chirurgici pregressi. L’usura progressiva della cartilagine che protegge l’articolazione può portare alla compromissione dell’intero rapporto tra le componenti articolari, con conseguenze sulla mobilità e la qualità di vita del paziente. Quando il dolore è insopportabile e il paziente riferisce di aver ridotto la qualità della propria vita – sottolinea l’esperto – l’intervento di protesi d’anca è necessario, anche nei pazienti giovani. Oggi, tuttavia, i nuovi tipi di protesi più piccole e tecniche chirurgiche mininvasive permettono di sostituire l’articolazione danneggiata dall’artrosi e permettere al giovane paziente un più rapido recupero. Soprattutto in questi pazienti, però, potrebbe presentarsi la necessità, durante l’arco della loro vita, di sostituire la protesi dopo circa 20 anni, con un intervento di revisione. Grazie ai continui e rapidi progressi tecnologici – conclude il dottor Nicola Santori – è verosimile pensare che la direzione futura della chirurgia protesica vada verso interventi sempre più mininvasivi e protesi costruite con design e materiali fatti per durare sempre più a lungo».