L’idrokinesiterapia ha un ruolo fondamentale nella riabilitazione a seguito di artrosi d’anca, impianto di protesi, fratture. Ma in che cosa consiste esattamente e come si svolge l’idrokinesiterapia? Risponde il dottor Nicola Santori, direttore di Anca Surgical Center.
«L’idrokinesiterapia – spiega il dottor Nicola Santori, direttore di Anca Surgical Center – è il percorso di riabilitazione svolto in acqua. E’ impiegata sia come terapia conservativa dell’artrosi dell’anca, sia come riabilitazione postoperatoria dopo interventi di artroscopia o sostituzione protesica dell’anca. Sulla base del principio di Archimede, un corpo immerso in acqua riceve una spinta dal basso verso l’alto pari al peso del liquido spostato. Il risultato di questo principio è che, quando il paziente si immerge fino all’ombelico il peso corporeo si riduce di circa il 50% e diminuisce sino al 90% quando il livello di immersione raggiunge le spalle.
Sfruttando queste proprietà di galleggiamento, l’idrokinesiterapia, permette il recupero articolare e muscolare, grazie all’esecuzione di un insieme di esercizi attivi o passivi e con o senza l’aiuto del terapista in vasca. La ridotta gravità consentita dall’immersione nelle piscine riabilitative riduce il dolore e aumenta la sicurezza percepita dal paziente: questo consente di poter recuperare un’eventuale funzione del nostro corpo che è andata persa. La fisioterapia in acqua è ottimale per il training deambulatorio senza correre il rischio di sovraccaricare l’articolazione e consente di rallentare il decorso di eventuali patologie articolari e favorisce il mantenimento articolare nel caso in cui sia in atto un processo degenerativo dell’anca. La seduta di idrokinesiterapia, a seguito di un intervento di protesi d’anca, viene suddivisa in diverse fasi, che pian piano consentono al paziente di accelerare il recupero post-operatorio.
Le prime fasi dell’idrokinesiterapia
La seduta di idrokinesiterapia comincia in totale assenza di gravità, in acqua alta, dove il paziente non arriva a toccare il fondo della vasca. «In questa fase della riabilitazione – sottolinea il dottor Santori – l’articolazione non deve sostenere il peso del tronco e della testa. Si effettuano esercizi di riscaldamento, con movimenti costanti dell’articolazione senza però andare a rinforzare i muscoli». Poi si passa a una fase in cui si carica parzialmente l’articolazione, a seconda dello stato del paziente, eseguendo esercizi di rinforzo muscolare e miglioramento del range articolare. «È lo stesso paziente che dosa il grado di intensità dello sforzo, sfruttando le proprietà dell’acqua che permettono di aumentare la resistenza aumentando la velocità con cui si esegue il movimento. In questo modo, non si corre il rischio di eseguire un esercizio troppo pesante per il soggetto». Nella fase successiva, molto importante perché insegna al paziente a muovere in modo corretto l’arto, si lavora sul controllo del movimento e sull’equilibrio, stimolando la sensibilità propriocettiva. «Eseguire questo tipo di esercizi in acqua – precisa il direttore di Anca Surgical Center – ha il grande vantaggio di essere completamente privo di pericoli, perché in caso di perdita di equilibrio o caduta, non si corre nessun rischio di farsi male».
Le fasi finali del trattamento
Nella fase finale del trattamento il paziente comincia a deambulare sfruttando differenti gradi di galleggiamento, variabili a seconda delle condizioni dell’articolazione e della patologia. «Questa fase – spiega ancora il dottor Nicola Santori – è fondamentale soprattutto per i pazienti sottoposti ad impianto di protesi d’anca. La fisioterapia in acqua permette il precoce recupero deambulatorio senza stampelle rispetto alla terapia a secco ed evita che si ricominci a deambulare in maniera scorretta cosa essenziale per le problematiche a carico del sistema muscolo scheletrico, soprattutto della colonna». Se non ci sono controindicazioni, nella fase finale della seduta di idrokinesiterapia il paziente esegue esercizi di stretching. «L’ultima fase del trattamento permette ai muscoli di riacquisire la loro normale lunghezza, persa a causa del processo patologico e dal periodo di inattività. I benefici dell’idrokinesiterapia – conclude il direttore di Anca Surgical Center – derivano anche dalla temperatura dell’acqua, che permette un rilassamento muscolare, e dalla pressione costante che viene esercitata sulla zona del corpo, che favorisce il rapido riassorbimento di eventuali edemi formati a causa di un’operazione, una frattura o dal processo artrosico».
Quanto dura una seduta di idrokinesiterapia?
La durata e le modalità di ogni singola seduta di idroterapia variano a seconda della patologia del paziente e dal periodo trascorso da un eventuale intervento chirurgico. In linea di massima, si va da un minimo di 45 minuti a un massimo di 1 ora. La frequenza abituale, dopo intervento di protesi di anca, è di 2/3 sedute a settimana considerato che, contemporaneamente, il paziente continua anche la fisioterapia in palestra a secco. Esistono tuttavia pazienti in cui si può decidere di intensificare il lavoro in acqua anche fino a 5 sedute a settimana, soprattutto se si parte da una condizione muscolare molto scarsa.