Andare in bicicletta fa bene per chi soffre di artrosi dell’anca perché sulle articolazioni non “pesa” il peso del corpo durante il movimento. Attenzione però ai segnali del corpo e a non esagerare con intensità e velocità. Ne parliamo con il dottor Nicola Santori, direttore di Anca Surgical Center.
Con l’arrivo della primavera tanti appassionati di ciclismo si rimettono in sella per gite fuori porta o piccole fughe cittadine. Un’occasione da non farsi mancare neppure se si soffre di artrosi dell’anca. «Per quasi tutte le persone che soffrono di artrosi d’anca – spiega il dottor Nicola Santori, direttore di Anca Surgical Center – la bicicletta è un’ottima soluzione per svolgere esercizio fisico perché il peso del corpo viene scaricato sulla sella, consentendo alle articolazioni di anca e ginocchio di ridurre il carico durante il loro movimento».
L’attività fisica fa bene, ma senza esagerare
La bicicletta fa bene a chi soffre di artrosi dell’anca, ma non bisogna eccedere: è importante che velocità e durata della pedalata siano adeguate allo sforzo che l’articolazione di ogni persona può sopportare. «Il movimento in fluidità che si esegue nell’andare in bicicletta è benefico per l’anca artrosica – sottolinea il direttore dell’Anca Surgical Center – ma bisogna stare attenti a non esagerare ed andare oltre al limite che il nostro stesso corpo ci segnala con la comparsa del dolore. In questo caso infatti, continuando, l’anca può infiammarsi e avere poi bisogno di riposo o di altre terapie contro il dolore. Il consiglio è di procedere gradualmente, iniziando con brevi pedalate a basse intensità e valutare man mano la risposta del nostro organismo. Solo quando si è certi che i “giretti” non provocano dolori o infiammazioni – continua il dottor Santori – si possono approcciare percorsi più lunghi e impegnativi o aumentare la velocità».
Attenzione alle posizioni scorrette
Non per tutti, però, la bicicletta è una buona soluzione. Alcune persone soffrono di conflitto femoro-acetabolare, una condizione in cui l’anca quando arriva a “fine corsa” crea un contatto che, se ripetuto ciclicamente come nel caso della pedalata, può danneggiare la cartilagine e portare a sviluppare l’artrosi. «Circa una persona su cinque ha una conformazione ossea con conflitto femoro-acetabolare – aggiunge il dottor Nicola Santori – tuttavia non tutti sviluppano i disturbi dell’artrosi o la patologia stessa. Si può cercare di limitare gli eventuali danni alla cartilagine evitando posizioni scorrette durante la pedalata o prendendo qualche accorgimento – conclude lo specialista -. Regolare con cura l’altezza della sella rispetto al manubrio, per esempio, è importante per ridurre l’angolo tra il tronco e la coscia ed evita quindi il conflitto osseo».